Le lenticchie di Santo Stefano di Sessanio sono una coltivazione tipica dell’area pedemontana del Gran Sasso d’Italia, in provincia de L’Aquila, dove vengono coltivati anche i  ceci di Navelli, altro prodotto DOP d’Abruzzo. 

Le lenticchie di Santo Stefano di Sessanio: un’antica coltura di montagna

La coltivazione della lenticchia sugli altipiani aquilani è una pratica molto antica: già se ne parla nel X secolo il Chronicon Vulturnense, annuario del monastero di San Vincenzo al Volturno che ai tempi controllava questo territorio.  

In che periodo generalmente vengono seminate?

Nonostante la massiccia emigrazione che nel dopoguerra ha spopolato questi borghi montani, le lenticchie continuano ad essere regolarmente seminate alla fine di marzo, per poi essere raccolte tra la fine di luglio e la fine di agosto. La maturazione avviene in modo scalare e anche in tempi diversi, in base l’altitudine del terreno.

Tra la falciatura delle piante, quasi sempre manuale, e la battitura, trascorrono a volte anche 15 giorni, cosa che consente al raccolto, accumulato in piccoli covoni protetti da un telo, di portare a maturazione ed all’essiccamento dei ai semi. Raramente si ricorre alla raccolta meccanica perché ci sarebbero troppe perdite con le lenticchie che cadono al suolo.

Le caratteristiche della lenticchia di Santo Stefano

Questa lenticchia è di dimensioni molto ridotte, in genere tra i 2 e i 5 millimetri di diametro e si distingue anche per la forma tonda e appiattita e per il colore marrone violaceo, un po’più scuro di altre varietà.

Di sapore squisito, ha un elevato contenuto proteico ed un ridotto apporto di lipidi. Grazie alle sue modeste dimensioni non necessita di stare in ammollo prima di cucinarla.

Certamente una lenticchia di questo tipo era coltivata anche negli altipiani che accompagnano in quota la valle dell’Aterno e di questo passato è sopravvissuta la “lenticchia di Terranera” (Altipiano delle Rocche) dal colore marrone-nero e dalla taglia molto piccola. Questa lenticchia è un altro “ecotipo” che era certamente ben presente nelle coltivazioni di tutto il versante nord del Sirente-Velino. 

Slow Food

Per preservare la tipicità della lenticchia di Santo Stefano, e incrementarne la produzione, nel 2008 un gruppo di produttori locali ha costituito un consorzio, che ha permesso alla piccola lenticchia del Gran Sasso di essere inserita nell’elenco di presidi Slow Food.

Il Presidio ha anche consentito di ottenere etichettatura e controllo del raccolto, per garantire al consumatore il prodotto originale e offrire, grazie all’aumento della produzione, un’opportunità di lavoro ai giovani che vogliono rimanere in questa terra meravigliosa ma difficile.

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